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Viaggio nel cuore dell’Australia: alla scoperta della cultura aborigena e del Dreamtime

Cultura-aborigena-Australia

Un’immersione profonda: l’anima millenaria dei popoli aborigeni australiani

L’Australia è nota a tutti come una terra meravigliosa, un paradiso incantevole costellato di paesaggi e spiagge dalla bellezza mozzafiato e da vastissimi deserti interminabili, scenari mirabili che la rendono un dipinto raro, opera della maestria ineguagliabile della natura. Ma l’Australia è molto di più: la sua ricchezza e bellezza più intensa e il suo vero incanto risiedono nella sua anima più profonda, quella legata alla sua storia millenaria e alla spiritualità vibrante dei suoi abitanti originari ed incredibilmente affascinanti: i Popoli Aborigeni.

Tracce della loro presenza risalgono ad oltre 65.000 anni, e le ritroviamo sparse tra le polveri rosse dell’Outback o tra le foreste pluviali, perfettamente integrate nella natura incontaminata, pronte ad affermare che la cultura dei popoli aborigeni è tra le tradizioni culturali più antiche e ininterrotte del mondo intero.

Conoscere intimamente l’Australia vuol dire esplorare ed approfondire questa eredità profonda e unica per scoprire la ricchezza senza pari delle loro diverse nazioni e per comprendere ed apprezzare le pratiche ancestrali capaci di sfidare il tempo e lo spazio ed avvicinarsi alle cosmologie complesse che danno senso al mondo: insomma per svelare il senso del legame indissolubile e sacro con la terra che per loro è casa.

Oltre ogni confine: l’identità dei Popoli Aborigeni e i loro territori

La nostra cultura spesso ci ha indotti ad incorrere nell’errore di considerare gli Aborigeni come un unico grande popolo che abita le terre sconfinate dell’Australia, senza considerare che in questa maniera si rischia di perdere la vera essenza di questa Terra. Un punto essenziale da fissare per comprendere la vera identità di queste popolazioni è che questo continente è un mosaico scintillante di centinaia di nazioni, tribù e gruppi linguistici distinti.

Ciascuno di questi insiemi o raggruppamenti di abitanti ha un proprio vissuto, una propria storia orale tramandata, un proprio sistema giuridico e legale, spesso intricato, che regola ogni aspetto della vita, dalle pratiche sociali, che si sono trasformate e plasmate nel corso dei millenni, alle credenze spirituali innate, sempre in perfetta armonia con la natura e con i diversificati ecosistemi e paesaggi che caratterizzano questi luoghi.

Basti pensare alla suggestione che trasmette un’alba mozzafiato nel territorio del Nord dove il Country si veste di colori che cancellano le connotazioni della terra e trasmettono emozioni forti e tangibili capaci di trasmettere un profondo rispetto per una terra che diventa una entità viva, un antenato sacro, una fonte inesauribile di identità e il custode di tutta la conoscenza ancestrale.

Il legame con il Country, per queste popolazioni diventa una responsabilità reciproca: così come gli uomini si prendono cura della terra, questa ricambia, a sua volta, con i prodotti che nutrono gli uomini in un ciclo vitale che è essenza di vita, è battito del cuore, è affermazione della esistenza. Questo è il senso più intimo e profondo della cultura aborigena australiana, l’unica chiave di lettura che porta ad una conoscenza profonda di questa meravigliosa Terra.

Il respiro del Dreamtime: significato e origini della spiritualità aborigena

respiro del Dreamtime spiritualita aborigena

Per comprendere fino in fondo l’anima dell’Australia bisogna conoscere e capire il Dreamtime o Tempo del Sogno, che non è una banale favola o un comune mito del passato. Essa è la realtà continua e pulsante in cui gli Antenati Creatori, siano essi umani, animali, forze della natura o qualsivoglia entità potente, hanno creato tutto ciò che esiste, hanno scolpito ogni montagna, tracciato ogni fiume, generato ogni specie vivente. Essi stessi hanno stabilito le leggi sociali intricate, i riti cerimoniali complessi e le storie innumerevoli che ancora oggi rappresentano la guida e la regola di vita di ogni individuo.

Osservare un anziano Yolngu che dipinge una scena sulla corteccia di un albero è un gesto che va oltra l’immagine: è la rappresentazione di una sensazione che egli stesso rivive attraverso la sua mano, è un momento della creazione che egli rivive per riaffermare, attraverso un semplice pennello, la Legge ancestrale.

Sono emozioni profonde, esperienze indimenticabili capaci di far viaggiare l’anima attraverso i sensi: passeggiare sulla terra arsa  lungo i “sentieri del canto”, Songlines, accompagnati da una guida aborigena che canta melodie antiche è un’esperienza capace di svelare mappe invisibili.

I versi che descrivono sorgenti nascoste, alberi sacri e i percorsi degli esseri creatori fanno materializzare davanti agli occhi un paesaggio che non c’è ma che si può sentire e percepire attraverso i sensi: è questo il significato del Dreamtime, una forma di conoscenza così potente da far sentire l’uomo una piccolissima parte della natura potente, incredibilmente privilegiata.

I colori dell’anima: l’arte Aborigena autentica e i suoi simboli

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Una popolazione connotata da una spiritualità così profonda, inevitabilmente contamina anche l’arte che diventa un’esplosione di colore e si carica di significati profondi che superano la bellezza estetica. L’arte aborigena che possiamo ammirare, ad esempio, nelle gole appartate dell’Outback,  va oltre la mera decorazione: qui ogni punto, linea o forma rappresentata nelle pitture rupestri millenarie oppure nelle vibranti pitture su corteccia che possiamo apprezzare in galleria, si trasforma in un racconto, un simbolo, un codice.

Questi segni sembrano animarsi, sembrano essere parole raccolte nei testi di una biblioteca visiva che si tramanda di generazione in generazione attraverso i racconti delle popolazioni che narrano le storie vere del Dreamtime e descrivono la bellezza, l’amenità e la ricchezza di questi paesaggi sorprendenti. Attraverso i loro segni precisi e dettagliati, queste opere d’arte sanno trasmettere la conoscenza e la sacralità di questi luoghi che arriva solo a chi gode di un animo sensibile e saggio.

Osservare attentamente un’anziana donna di una piccola comunità dell’Australia Occidentale che dipinge, con le sue mani segnate dal tempo, usando pigmenti naturali, si trasforma in una profonda connessione sensoriale: si percepisce attraverso la sua creazione un profondo rispetto verso gli antenati, una forma di onore e di protezione del suo “Country” e la voglia di insegnare e trasmettere questi fondamentali valori.

Ogni segno, ogni tratto sembra quasi essere un atto di devozione e una connessione profonda e ininterrotta con la propria terra, con il proprio spirito e con lo spirito dei luoghi, il genius loci che mostra tutta la sua capacità di comunicare emozioni che trascendono le parole. L’arte aborigena autentica, va osservata e sentita: oltre la bellezza delle immagini c’è un messaggio, un legame profondo tra il passato ancestrale ed il presente. Essa è un vero e proprio strumento per mantenere viva e tramandare la legge del Dreamtime che arriva dritta all’anima di chiunque abbia la capacità di osservare e percepire non con la vista, ma con il cuore aperto. 

Echi di storia: le lingue aborigene e la loro ricchezza culturale

Un incredibile patrimonio di valore inestimabile della cultura aborigena è dato dalla moltitudine di lingue che, come un coro, risuonavano un tempo in tutto il continente. Pare che prima dell’approdo delle navi europee, esistessero oltre 250 gruppi linguistici aborigeni, con le proprie specificità, con i propri caratteri riconoscibili, ramificati a loro volta in centinaia di dialetti distinti. Un universo di lingue, ciascuna radicata ad un territorio e pertanto ogni singola lingua rappresentava un ecosistema di sapere capace di identificare e caratterizzare il territorio stesso.

In questa maniera, la lingua ed il dialetto perdevano la funzione di strumento di comunicazione, per diventare specchio di una identità territoriale che permetteva di percepire il mondo ed interagire con esso e con le sue specificità, per arrivare ad una conoscenza unica delle sfumature e delle peculiarità del luogo e dell’ambiente.

Vivere la fortunata esperienza di ascoltare frammenti di queste lingue è una sensazione unica: sembra di ascoltare melodie che danzano nell’aria, suoni densi di emozioni che rendono l’idea dell’immensità del patrimonio racchiuso nei nomi delle piante e degli animali, nelle tecniche di caccia e raccolta, nei corsi d’acqua e nei riti sacri che sembrano quasi essere codificati e preservati in quei suoni specifici ed unici, generati dalla struttura grammaticali e lessicale.

Nel tempo purtroppo la colonizzazione ha inferto una ferita profonda nella cultura che ha avuto un impatto devastante su molte di queste lingue, alcune delle quali sono andate irrimediabilmente perdute, mentre altre hanno subito contaminazioni tali da portarle al critico, serio rischio di estinzione. Molti sono gli sforzi di rivitalizzazione e preservazione linguistica oggi attuati che vedono le comunità indigene, i linguisti e le istituzioni impegnarsi e collaborare per documentare le lingue sopravvisute e creare materiali didattici validi ed efficaci per insegnare alle nuove generazioni: una speranza di salvezza attraverso azioni di resilienza significative.

Garantire la sopravvivenza di una lingua vuol dire preservare l’identità culturale, trasmettere un patrimonio di conoscenze e saggezza millenaria e soprattutto affermare un potente segno di speranza e rinascita.

Le radici della comunità: organizzazione sociale e connessione alla terra

La società aborigena è un modello significativo dei principi e dei valori che la animano, un modello in cui ciascun individuo ha un ruolo ben definito e vive una profonda connessione intrinseca con gli altri individui e, soprattutto, con la terra stessa. Ancor prima dell’arrivo delle popolazioni europee, essa si è consolidata in una forma profondamente strutturata e incredibilmente complessa, da sempre basata sui principi di reciprocità, responsabilità e su un profondo rispetto, che potremmo definire quasi sacro, per la conoscenza tramandata nel tempo.

Il principio cardine di questa struttura è dato dalle relazioni di parentela e il sistema societario è strutturato in una maniera assai intricata, tale da andare oltre i legami familiari a tutti noti. Anche nella struttura sociale  emerge il totale senso di appartenenza al Dreamtime, nella misura in cui ogni persona alla nascita ha già un suo “posto” preciso nel sistema interconnesso e legato nel profondo con la Terra e con le storie del Dreamtime. In questa rete definita di interconnessioni alla nascita di ciascuno sono già definiti i propri diritti e i propri doveri all’interno della comunità, i legami matrimoniali, quali sono i ruoli specifici nelle cerimonie, chi e come ha accesso ai luoghi sacri. 

Una così attenta organizzazione sociale si riflette inevitabilmente su una diligente ed impegnata gestione del territorio che si traduce in una grande abilità, quasi una sofisticata arte che ha anticipato la sensibilità all’ambiente facendosi precursore attivo di sostenibilità ecologica influenzando anche l’architettura australiana che si ispira agli aborigeni. Anche in questo caso la regola di base è l’osservazione diretta e la pratica, derivate e tramandate attraverso una attenta e certosina conoscenza enciclopedica e millenaria dell’ecologia locale.

Così ad ogni gruppo o clan era affidata una porzione del proprio “Country” con la responsabilità sacra ed il dovere di prendersene cura, di occuparsi della manutenzione dei siti sacri e di promuovere tutte le azioni necessarie alla cura ed alla salute dell’ecosistema. Un concetto assai moderno e vicino al concetto di sostenibilità ambientale ed ecologica dei giorni nostri. Perfino gli interventi di “fire stick farming” ossia di “bruciatura controllata” sono eseguite con un profondo rispetto dei luoghi e della terra: il fuoco non è un incendio ma si palesa come una danza delicata e articolata del fuoco a bassa intensità che non ha potere distruttivo ma, al contrario, si carica di un ruolo creativo.

Il fuoco produce un fumo che sale leggero diventa un respiro antico, un alito che stimola la ricrescita di piante commestibili e dunque genera vita, che facilita la caccia, che controlla la vegetazione invasiva e, non da ultimo, protegge la terra in quanto previene gli incendi selvaggi, imprevedibili e spesso devastanti. Una pratica controllata dunque, che, mentre fertilizza la terra e garantisce l’abbondanza di risorse, rappresenta l’ennesima espressione e testimonianza del rapporto armonico e simbiotico che i popoli aborigeni conservano con la terra in qualità di custodi.

Un mosaico di nazioni: incontri indimenticabili nei territori aborigeni dell’Australia

bandiera-aborigena-australiana

Pensare all’Australia come unica entità è un grande errore: prima dell’arrivo degli europei questo continente presentava una varietà ed una poliedricità di organismi sociali tale da rappresentare una vera e propria esplosione di vita. Centinaia di Nazioni aborigene diverse costellavano il territorio, ciascuna con le proprie storie, con le proprie leggi, con la propria voce all’interno del sistema: un puzzle immenso fatto di tanti, piccoli frammenti preziosi cosparsi in ogni angolo di questa nazione.

Gli stessi confini che oggi leggiamo sulle carte geografiche, sono invenzioni recenti che hanno messo insieme piccole realtà che, anticamente, rappresentavano la moltitudine di territori aborigeni dell’Australia, che usavano vivere in maniera fluida, in aree condivise o secondo regole e accordi di passaggio. Ciascuna delle Nazioni rifletteva un concetto di dinamica vitalità arrivando spesso a cambiare nome proprio come i dialetti, sempre conservando gelosamente la propria identità e storia millenaria.

Conoscere ciascuna di queste Nazioni diventa un privilegio raro, fatto di finestre su un mondo di saggezza, di incontri profondi e di altrettanto profonda connessione con la terra, di racconti, di immagini capaci di lasciare senza fiato. Proviamo a conoscerne alcuni:

  • Anangu detti Pitjantjatjara, Yankunytjatjara. A Uluru, nel cuore dell’Australia Centrale, sembra quasi di avvertire il battito del Dreamtime pulsare nella roccia stessa di questo luogo maestoso così come delle formazioni di Kata Tjuta: gli Anangu sono i veri custodi ancestrali, coloro che vivono in una simbiosi quasi mistica con la terra, da loro considerata al pari di un essere sacro, il centro nevralgico della loro esistenza. Qui l’alba si veste di colori incredibili che inondano le rocce, fino quasi a trasformarle. Gli Anangu raccontano le storie di Kuniya, il pitone femmina e di Liru, il serpente velenoso, considerati spiriti ancestrali le cui battaglie hanno plasmato le forme di Uluru. Proprio ascoltando le loro storie, si avverte la loro saggezza e attraverso le loro parole l’interconnessione di tutte le cose diventa palpabile, soprattutto sotto un cielo stellato indescrivibile che permette di avvertire una connessione così profonda con l’universo tutto, capace di scolpire l’anima.
  • Arrernte, popolazione insediata attorno all’odierna Alice Springs, denominata in lingua Arrernte Mparntwe, nel cuore dell’Australia Centrale. Si tratta di un popolo rinomato per l’incredibile e antica tradizione artistica, capaci di creare forme d’arte viva, che si raccontano e tramandano attraverso le pennellate. L’arte degli Arrente va oltre la bellezza indiscutibile: essa è un linguaggio visivo che si anima, ogni linea ed ogni punto posato sembra danzare fino a diventare un racconto che narra la storia della creazione di questa terra incredibile ad opera degli antenati. Scene di pittura rupestre millenaria, raccontano ad esempio del Caterpillar Dreaming, Larapinta, una storia ancestrale che spiega come le catene montuose MacDonnell Ranges e altre caratteristiche e significative formazioni geografiche, siano state generate dall’opera di esseri ancestrali a forma di bruco, giganti chiamati Yeperenye o Yipirinya, Ntyarlke e Utnerrengatye, che muovendosi e strisciando sulla terra, riuscivano a ricamare e le creste, le valli e le gole che oggi possiamo ammirare.
  • Nel sud-ovest dell’Australia Occidentale, nei pressi di un vasto territorio che include l’area metropolitana di Perth, è possibile incontrare i Noongar ed esplorare le terre delle loro Prime Nazioni. Questi luoghi sanno insegnare a vivere in profonda armonia con la natura, semplicemente ascoltando la terra stessa che “parla” attraverso il vento e gli alberi. I Noongar vivono in intima connessione con la costa baciata dal sole che riscalda le dense foreste di eucalipto e abbraccia ogni aspetto della loro radicata cultura. Essi hanno una concezione delle stagioni articolate in sei cicli e non quattro, mostrando così la loro radicata e significativa conoscenza intima dell’ambiente, della natura e dei suoi tempi per la raccolta, ad esempio, di straordinari, specifici frutti di bosco o per la pesca del salmone. Un sistema che riflette una sostanziale ed essenziale conoscenza della natura. 
  • Viaggiando nella remota e culturalmente ricca Terra di Arnhem, nel Territorio del Nord, è possibile incontrare il popolo dei Yolngu capace di stupire nel vero senso della parola in quanto società eccezionalmente organizzata e radicata, basata su complessi sistemi di parentela che regolano ogni aspetto della vita sociale e cerimoniale. Sono straordinari e celebri anche per l’insolita e sofisticata arte su corteccia, una significativa e antica forma d’arte aborigena che realizza veri capolavori su cortecce di eucalipto raccolte dopo la pioggia, quando sono più flessibili, successivamente scaldate a fuoco per essere  appiattite, talvolta levigate, prima di posarvi i pigmenti, sempre ricavati da materiali offerti dalla natura, per creare raffigurazioni capaci di narrare storie complesse e simbologie che si tramandano di generazione in generazione. Non è insolito assistere alle loro cerimonie che arrivano alle corde dell’anima con i loro suoni articolati e profondi del didgeridoo, da  loro chiamato yidaki. Il didgeridoo è uno strumento musicale a fiato considerato tra gli strumenti musicali più antichi del mondo e realizzato, tradizionalmente, dal tronco d’albero di eucalipto, naturalmente scavato dalle termiti. Questo strumento ha, come l’arte, un profondo significato spirituale e cerimoniale ed è fondamentale nel corso dei riti e delle danze per raccontare le storie complesse del Dreamtime come, ad esempio, quella di Baru, il coccodrillo o della Rainbow Serpent, le ancestrali creature che hanno generato e plasmato il mondo, creato fiumi e billabong, pozzanghere d’acqua oltre ad aver stabilito leggi e tradizioni.
  • Se ci spostiamo nel Nuovo Galles del Sud e Victoria, è possibile incontrare il popolo dei Koori, termine generico che si riferisce ad una collettività molto più ampia e generalizzata e che identifica una varietà di Nazioni distinte e separate, ciascuna dotata di una propria storia intrinseca e di proprie tradizioni sempre vibranti. Ne conosciamo alcuni:
    • I Wiradjuri, ad esempio, rappresentano la più grande Nazione aborigena del Nuovo Galles del Sud, e sono insediati in un’estesa area nel centro-ovest dello stato, intorno a città come Dubbo e Wagga Wagga. Si distinguono per la loro ricca storia di resistenza contro l’invasione e per la loro profonda e radicata identità culturale fieramente difesa e custodita, celebrata attraverso le loro danze tradizionali e le storie del loro eroe culturale Yarramundi, figura di grande importanza storica dal 1760 circa fino a dopo il 1818.  
    • I Bundjalung, popolo insediato lungo la costa settentrionale del Nuovo Galles del Sud e nel sud-est del Queensland, maestri esperti delle risorse marine e costiere. Sono custodi di una elevata conoscenza dell’oceano e delle sue creature, conoscono e  raccontano leggende sui loro viaggi lungo la costa e sulla loro connessione con la vita marina, sottolineando l’importanza di proteggere le acque.
    • Poi vi sono i Gunditjmara nel sud-ovest del Victoria, attorno a Budj Bim, un sito che è annoverato come patrimonio UNESCO, capace di lasciare senza parole per la sua unicità. Questi luoghi si caratterizzano per una insolita e sofisticata opera di ingegneria articolata in canali, dighe e trappole per le anguille, un sistema di acquacoltura di oltre 6.600 anni fa. Questo popolo esercitava la propria abilità di cacciatori dopo aver espresso la propria arte ingegneristica da esperti ed avanzati ingegneri di una civiltà stanziale, che conosceva già la pratica dell’allevamento su larga scala, ancor prima dell’arrivo europeo. Il loro creatore ancestrale è Bundjil, l’Aquila cuneata, una figura mitologica e spirituale che ha generato e plasmato il paesaggio, gli alberi, gli animali e gli esseri umani e che è viva in ogni angolo di quella terra straordinaria. La sua caratteristica coda a cuneo, le permette di volare in alto e di sorvegliare, custodire e vegliare sul popolo e sul paesaggio che ha creato.
    • Lungo il fiume Murray, al confine tra Victoria e Nuovo Galles del Sud, troviamo i Yorta Yorta, che vivono la loro vita secondo un intrinseco, intimo legame con il fiume, considerato fonte di vita e di storie. Hanno una forte identità legata all’acqua e sanno difenderla a costo di lotte inesauribili per sancire i loro diritti territoriali e conservare la propria radicata cultura fluviale. Il loro impegno e la loro difesa risale a tempi lontani e resiste ancora oggi al solo scopo di proteggere le loro acque nel tempo e lasciarle scorrere sulle loro terre ancestrali.
  • Murri è un altro termine generico per individuare la diversità di popolazioni che si incontra avventurandosi nel Queensland. I “Murri” sono il cuore pulsante dello stato. Conosciamo alcuni:
    • I Yuggera, sono i custodi tradizionali di Brisbane e delle aree circostanti che raccontano della loro connessione con il fiume Brisbane, da loro denominato Turrbal, e della loro volontà ferma di esercitare una continua presenza e influenza nella moderna città.
    • I Quandamooka sono i custodi assoluti della loro indescrivibile patria, ossia le isole mozzafiato di North Stradbroke, chiamate Minjerribah e Moreton, denominate Moorgumpin, nella baia di Moreton. Anche questo popolo mostra una profonda e articolata conoscenza delle risorse marine, delle maree e della navigazione, tramandata attraverso generazioni di pescatori e navigatori.
    • I Kalkadoon del Queensland nord-occidentale, sono un popolo la cui storia rappresenta un monito potente per l’umanità: la fierissima e tragica resistenza armata contro i coloni nel XIX secolo con le battaglie combattute per difendere la loro terra, intorno all’area di Mount Isa, sono quasi leggenda ma restano un doloroso ricordo della resilienza e della sofferenza subita.
  • I Palawa/Pakana, popoli aborigeni della Tasmania dalla storia a dir poco straziante, segnata da una colonizzazione brutale che ne ha quasi sterminato la popolazione, segnando  una ferita profonda e a tratti insanabile, nella storia australiana. Oggi, si affermano per la loro tenace rivitalizzazione culturale, un fenomeno che colpisce per la sua straordinaria forza ed esemplarità. Attraverso le loro voci, le loro tradizioni che, a mano a mano, rifioriscono, i tentativi di recuperare la lingua palawa kani, recano un significativo riferimento culturale e, allo stesso tempo, un potente segno e insegnamento di speranza. Un riferimento utile a tutti e un tributo alla loro incredibile capacità di affrontare e superare un evento certamente traumatico e di grande difficoltà, un vero e proprio esempio di resilienza. Tutto questo spirito e questa forza si avvertono particolarmente nel corso delle loro cerimonie, in cui, con forza, riaffermano la loro identità ed il legame con gli antenati che nulla è riuscito a spezzare.
  • Anche i Kaurna, stanziati ad Adelaide, nell’Australia Meridionale, stanno compiendo un lavoro impressionante per salvare e rivitalizzare la loro lingua, realizzando un vero e proprio atto d’amore e un esempio raro di resistenza culturale. Qui si organizzano workshop dove parole antiche tornano a vivere, antichi suoni che si credevano perduti, tornano a riecheggiare e a portare la gioia sui volti dei giovani che imparano la lingua dei loro antenati e dei meno giovani che la insegnano, per salvarla, in maniera a dir poco commovente. Si può davvero dire che la lingua Kaurna sta risorgendo dalle ceneri.
  • I Ngarrindjeri, insediati più a sud, lungo il maestoso fiume Murray e le lagune costiere dell’Australia Meridionale, sono un popolo caratterizzato da una forte identità cherda difendere e custodire con una lotta costante per proteggere le loro acque sacre. Essi vivono in una profonda connessione con il “Coorong”, una suggestiva area di lagune costiere di inestimabile valore ecologico e spirituale. Tutta la loro cultura, le loro leggende e la loro spiritualità sono fondate sull’acqua e intrinsecamente legate ad essa, al punto che la loro stessa battaglia per i diritti idrici ha radici profonde e si traduce in una lotta per la sopravvivenza stessa della loro cultura.
  • I Warumungu li incontriamo nel vasto Territorio del Nord, ed il “Country” si estende attorno a Tennant Creek, ed è custode di un sapere antico e di una connessione profonda con la terra del deserto. La loro terra è caratterizzata da complesse Songlines, “vie del canto” o “piste dei sogni”,  percorsi che attraversano il paesaggio, e si snodano attraverso il deserto, seguendo i viaggi degli esseri creatori ancestrali durante il Dreamtime, alle cui caratteristiche è associata la strofa di un canto. Attraverso questa intricata spiritualità, tramandata da decine di migliaia di anni, si prende consapevolezza delle loro cerimonie che spesso invocano la pioggia nella loro terra arida, come atto di fede e di rispetto per il ciclo vitale.      
  • I Wurundjeri stanziati a Melbourne, in Victoria, rappresentano il più ampio popolo Kulin, impegnati a tenere viva la loro cultura anche in un ambiente urbano in rapida trasformazione ed evoluzione. Si impegnano costantemente per affermare e rappresentare la cultura indigena nella città moderna, attraverso eventi e tour culturali che si arricchiscono con una continua, instancabile, narrazione delle loro storie tradizionali, intrecciate con la storia contemporanea di Melbourne.

Ogni singola Nazione vive di una storia propria ed è un invito a guardare oltre la superficie per esplorare la spiritualità, sentire la vita pulsante di questa terra e apprezzare la profondità della sua anima.

La profonda presenza aborigena nel Kimberley

Questo mosaico di nazioni fin qui descritto, fatto di numerosissime e intriganti tessere, trova una corposa e significativa rappresentanza nella vastissima area geografica del Kimberly che, con la sua estensione di circa 423.000 km² è considerata come il “Country” ancestrale di molteplici distinti gruppi linguistici e culturali aborigeni. Un terzo degli abitanti del Kimberley è di origine aborigena e questo dato è significativo per comprendere la densità di culture indigene qui articolate con la loro identità, spiritualità e con il forte senso della responsabilità di custodia che li contraddistingue per la loro stessa conservazione e rivitalizzazione.

Tra le nazioni aborigene più note del Kimberley annoveriamo:

  • Bunuba, conosciuti per la loro profonda conoscenza delle gole e dei fiumi, tradizionalmente legati alle terre intorno a Fitzroy Crossing, inclusi siti iconici come Windjana Gorge e Tunnel Creek National Park
  • Gooniyandi, il cui “Country” si estende a est di Fitzroy Crossing e comprende aree come Mimbi Caves, un luogo intriso di grande significato spirituale e culturale.
  • Nyikina, i “Yimardoowarra people”, ovvero il popolo del Lower Fitzroy River, che si distinguono per la loro cultura ancora molto vibrante resa viva attraverso storie, cerimonie e danze tradizionali.
  • Walmajarri, il popolo del deserto, le cui terre si estendono nelle aree più interne del Kimberley.
  • Ngarinyin, Wunambal e Gaambera, che fanno parte del gruppo culturale Wanjina Wunggurr, popoli custodi delle incredibili e suggestive pitture rupestri Wanjina, che raffigurano esseri ancestrali senza bocca, e delle ancora più antiche Gwion Gwion, anche conosciute come Bradshaw art, opere d’arte datate decine di migliaia di anni orsono. Questa terra è una vera e propria galleria d’arte a cielo aperto collocata in aree remote e spettacolari, spesso accessibili solo con guide locali o grazie a privilegiati tour specializzati.

Esplorando le ramificazioni periferiche sud – orientali della regione del Kimberly, ci imbattiamo in uno dei simboli più incredibili e potenti dell’intera Australia: il Kandimalal, lo straordinario ed imponente cratere di Wolfe Creek. Siamo di fronte a quello che scientificamente prende il nome di astroblema, un cratere da impatto, generato dalla violenta, remota caduta di un meteorite sulla Terra.

Questo cratere meteorico è una depressione geologica considerata la seconda più grande al mondo e conserva ancora segni evidenti dell’impatto ma, soprattutto, rappresenta un luogo intriso di forte spiritualità per la popolazione indigena degli Djaru, che lo considerano un luogo sacro ed un punto essenziale della loro identità culturale. Secondo le narrazioni locali un serpente arcobaleno ancestrale, strisciando su queste terre, ha creato fiumi, valli ed il paesaggio circostante.

Emergendo dalla terra, nello scontro con un altro serpente arcobaleno, è stata generata questa profonda, perfetta depressione e cicatrice prima di tornare nel sottosuolo e sparire. L’immensità di questo scenario toglie il fiato e proietta l’uomo in una dimensione che rende consapevoli della piccolezza di fronte all’immensità del cosmo con il quale ci si sente profondamente connessi attraverso la spiritualità aborigena.

Sulla costa invece, incontriamo il “Country” ancestrale del popolo Yawuru, la vivace e colorata città di Broome, spesso definita “la porta d’accesso del Kimberly”. Basta osservare le sabbie bianche di Cable Beach per comprendere il legame profondo e l’intima connessione che questo popolo conserva con l’oceano e la terra, nonostante i cambiamenti generati dallo sviluppo del territorio. I racconti e le storie del Dreamtime sono un intreccio vibrante di mare, costa, paesaggio che si fondono nella loro cultura ancestrale.

Varcata la porta d’accesso, armati di spirito avventuroso, basta spingersi oltre i confini di questa straordinaria regione guidando lungo le leggendarie strade della Tanami Road per scoprire la differenza tra un semplice percorso sterrato e un vero sentiero del sogno, scolpito sulle terre ancestrali nel cuore dell’Australia, che l’attraversa raccontandosi e raccontando lo spirito di questi luoghi che si manifesta in ogni curva mentre ogni orizzonte regala scenari che custodiscono e donano frammenti di eternità.

Le comunità aborigene remote del Warmun, denominata Turkey Creek e Balgo, denominata Wirrimanu, si distinguono nella regione del Kimberly come importanti centri vitali per la produzione di arte contemporanea aborigena, attraverso cui gli artisti trasmettono le storie del Dreamtime, con stili unici e colori vibranti, che ben rappresentano e tengono vive le loro tradizioni e la loro profonda connessione con la terra.

Sorvolando le Bungle Bungle Ranges nel Purnululu National Park, un sito Patrimonio dell’Umanità, è possibile ammirare le cupole striate di arenaria che si stagliano come alveari giganti: ciò che appare come una straordinaria creatura della natura, in realtà è una ingegnosa creazione del popolo Kija legato a quelle formazioni. L’intera prospettiva di osservazione delle terre del Kimberly cambia completamente: non si tratta di semplici rocce, ma della esternazione fisica di eventi ancestrali, carichi di significato e spiritualità che ci porta ad un’ultima, determinante considerazione.

Il Kimberly oltre ad essere un luogo dalla bellezza naturale incredibilmente mozzafiato,è cuore pulsante delle culture aborigene australiane, dove si avverte in maniera forte ed incisiva la loro presenza e la loro potente eredità.  

Una storia di resilienza: il viaggio continua

26 gennaio 1788: una data significativa e memorabile per le terre d’Australia, in cui se da un lato ha avuto inizio la nazione moderna, dall’altro ha avuto inizio un momento storico drammatico per la storia dei popoli indigeni. L’arrivo della Prima Flotta britannica a Botany Bay ha dato l’avvio ad un periodo di colonizzazione che si è configurato prima di tutto come un’invasione del tipo barbarico, capace di alterare e compromettere per sempre le loro vite ed i loro equilibri.

A partire da quella data si è abbattuta su queste terre incontaminate violenza sistematica, espropriazione indiscriminata delle terre che rappresentavano l’anima più profonda degli aborigeni. Malattie devastanti sono state introdotte ed hanno seminato sofferenza e morte ad un popolo che non aveva alcuna difesa. Le politiche coloniali si sono tradotte in tentativi brutali di assimilazione forzata, dettata dalla intenzione precisa, secondo la loro idea, di “civilizzare” le popolazioni indigene che ha, di fatto, portato a “spezzare” la cultura aborigena.

Una pagina estremamente dolorosa e oscura è stata scritta dal 1910 al 1970 con la drammatica Stolen Generations, le “Generazioni Rubate”, quando migliaia di bambini aborigeni sono stati barbaramente strappati alle loro famiglie con l’unico, crudele scopo di integrarli nella società bianca e sradicare totalmente la loro pura identità culturale e linguistica. Questa politica spietata e disumana ha segnato cicatrici profonde negli animi per generazioni, ha causato perdita di legami familiari e culturali e ancora oggi l’aria che si respira vibra dei traumi, del dolore e della atroce sofferenza di quei secoli. 

Ma nonostante tutto, i popoli aborigeni sono riusciti ad andare oltre le avversità e la malvagità, hanno saputo resistere e difendere la propria identità e hanno tirato fuori un grande spirito di adattamento ma, allo stesso tempo, hanno saputo mantenere viva la fiamma della loro cultura: hanno mostrato una straordinaria e incrollabile resilienza, una straordinaria capacità di affrontare e superare le grandi avversità del passato e di uscirne rafforzati e con maggiore consapevolezza.

Ancora oggi questa voglia di rivincita e questa lotta per la difesa della propria identità continua instancabile spaziando su vari fronti al fine di ottenere il riconoscimento pieno dei loro diritti ancestrali, di stabilire la giustizia sociale in un contesto di disuguaglianza ancora persistente, di affermare la sovranità sulla loro terra e, non da ultimo, di sancire la conservazione e rivitalizzazione della loro cultura unica. Così i popoli aborigeni sono riusciti a riappropriarsi di lingue antiche e dimenticate, a celebrare nuovamente le antiche cerimonie, a riprendere la narrazione della storia aborigena dal loro stesso punto di vista, pulito dalle contaminazioni delle narrazioni coloniali per riaffermare, finalmente, con la necessaria forza ed il dovuto vigore, la loro presenza indiscussa ed il loro inestimabile valore.

Oltre la superficie: suggerimenti per un viaggio autentico e consapevole

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Concedersi un viaggio in Australia è un privilegio incommensurabile, è un’esperienza che non si può descrivere facilmente con le parole e avvicinarsi alla cultura aborigena è un’esperienza a dir poco sensazionale. Immergersi in questi luoghi richiede un atteggiamento di grande rispetto e consapevolezza, spinti da un forte impulso e desiderio autentico di imparare. Per conoscere veramente le terre aborigene non basta “vedere”, bisogna osservare e “comprendere”. 

Per godere di un viaggio autentico che sia una esperienza indimenticabile, significativa e responsabile, di seguito alcuni spunti e consigli pratici essenziali.

1. Turismo responsabile: ogni passo conta sul “Country”

La prima regola da considerare per viaggiare in Australia è prendere coscienza dell’importanza di vivere una forma di turismo responsabile che significa avere un approccio basato sul rispetto profondo e sul supporto autentico al “Country” ad ogni passo, sempre alla ricerca del contatto diretto con la cultura aborigena per conoscerla, interagire e partecipare attivamente.

Si suggerisce di partecipare a tour guidati da indigeni, capaci di regalare esperienze decisamente più ricche ed autentiche di qualsiasi altra guida turistica. Con gli indigeni si può avere la fortuna di fare un tour a piedi nella Barangaroo Reserve di Sydney, dove un apparente, semplice parco urbano si trasforma in una lezione vivente di storia, botanica e leggende, raccontata, magari, da un anziano Gadigal.

Allo stesso modo, per l’acquisto di arte aborigena, si consiglia di rivolgersi direttamente alle comunità locali o ai centri d’arte gestiti dagli indigeni, prestando molta attenzione ai molteplici pezzi sul mercato non autentici. In questo modo non soltanto ci si porta a casa un pezzo di autentica, ancestrale cultura ma si può sostenere e supportare concretamente gli artisti e le loro famiglie.

Un ultimo, fondamentale suggerimento è il rispetto della regola d’oro:  “Leave No Trace” culturale. Prima di visitare qualsiasi luogo è essenziale informarsi e conoscere le regole, le tradizioni e le leggi del “Country”, prestando attenzione a non scattare mai foto senza esplicito permesso, specialmente in occasione di cerimonie, riti o a persone indigene.

In sintesi , passeggiare e osservare questi luoghi rende consapevoli del fatto che la cultura aborigena non è una mera esposizione statica del passato ma è un dialogo, è viva e dinamica. Per conoscerla fino in fondo bisogna armarsi di curiosità, umiltà e mente aperta così da lasciare che sia questa terra a restituirci la sua bellezza ed il suo spirito come ricompensa, mostrandoci una veste che, nonostante i racconti, non possiamo neanche immaginare. 

2. Celebrazioni e Festival: il pulsare della cultura contemporanea

Una esperienza fantastica capace di trasmettere tutta l’energia e la vitalità della cultura aborigena di oggi è data dai loro festival, vere e proprie celebrazioni viventi di vita propria, che vanno oltre le semplici rievocazioni storiche, in una esplosione di  musica, danza, arte e comunità.

Il Laura Quinkan Dance Festival nel Queensland, è un evento incredibile che catapulta indietro nel tempo e, contemporaneamente, proietta nel futuro. Qui si assiste ad uno spettacolo unico in cui centinaia di danzatori di diverse nazioni, con i corpi dipinti, si riuniscono e danzano e cantano canti ancestrali al ritmo del didgeridoo che vibra nel terreno e tutti questi suoni insieme riempiono aria e anima di vibrazioni uniche.

Danza e melodie raccontano la storia del Dreamtime, e trasmettono la profonda connessione con il proprio “Country”, in un clima in cui l’emozione è palpabile e l’energia contagiosa. 

Nel Territorio del Nord si celebra il Barunga Festival, famoso per la musica, il didgeridoo e gli aspetti più impegnativi legati alle  discussioni politiche che affrontano temi di riconciliazione. A Sydney, invece, si organizza il Yabun Festival, che celebra il Giorno dell’Australia, noto come Giorno dell’Invasione, a seconda della prospettiva e dei punti di vista. Esso si traduce in un’occasione potente per vedere le Prime Nazioni di Sydney mostrare la loro cultura resiliente e la loro incredibile forza di volontà nel cercare il necessario riscatto culturale.

Questi festival sono finestre incredibili aperte su una cultura che non solo sopravvive, ma prospera con orgoglio e si manifesta nella sua espressione più autentica.

3. I sapori della terra: alla scoperta del bush tucker aborigeno

Il profondo legame con la terra degli Aborigeni si riconosce anche alla loro straordinaria conoscenza del cibo, il cosiddetto “bush tucker“. Per migliaia di anni, hanno vissuto in armonia con l’ambiente, identificando, coltivando e utilizzando una vasta gamma di piante e animali autoctoni come fonte di nutrimento.

Nel Nuovo Galles del Sud, è possibile degustare alcuni di questi sapori unici, quali, ad esempio, il gusto dolce-acidulo del quandong, una sorta di “pesce del deserto”, o l’aroma pungente del lemon myrtle in una tisana. E’ interessante osservare ed imparare come tostare i semi di acacia e apprendere nozioni nuove, come scoprire che la noce di macadamia, ora un prodotto globale, è originaria di queste terre. Gli aborigeni si fermano spesso a raccontare e  spiegare la caccia e preparazione di animali come l’emu o il canguro, sempre rispettando il ciclo della natura.

Questa profonda e precisa conoscenza ecologica non era per loro solo sopravvivenza ma rappresentava una forma sofisticata di agricoltura sostenibile, una lezione fondamentale ed utile per vivere abbondantemente senza il rischio di esaurire le risorse. È davvero un’esperienza capace di stimolare i sensi e ti connettere ancora di più all’ambiente australiano.

4. Voci contemporanee: campioni e ambasciatori di una cultura viva

Una caratteristica essenziale della cultura aborigena, che la rende unica ed estremamente affascinante è la sua capacità di rappresentare un solido ponte tra passato e futuro. La cultura aborigena non può essere conosciuta ed apprezzata solo attraverso una lente storica o tradizionale ma deve essere considerata ed apprezzata come una cultura viva e dinamica, capace di evolversi ed adattarsi ai tempi moderni. Sulla scena mondiale contemporanea possiamo apprezzare figure di spicco che emergono in molteplici campi e si affermano come potenti ambasciatori della loro gente,  portando orgogliosamente il loro patrimonio all’attenzione del mondo intero.

Basti pensare all’atleta olimpionica  Cathy Freeman, la velocista che è riuscita a far incantare il mondo con le prodezze da oro olimpico a Sidney 2020 e la sua fierezza aborigena. Nello sport un’altra figura di spicco è Adam Goodes, leggenda del football australiano che si è distinto per la sua battaglia contro il razzismo nello sport.

Ma figure eccellenti le incontriamo anche nel campo dell’arte e della musica con artisti del calibro di Baker Boy che con il suo rap bilingue che incrocia lo Yolngu Matha con l’inglese, ha dimostrato ed affermato una volta in più la volontà aborigena di conservare le tradizioni e fonderle con le espressioni contemporanee.

Una voce potente della cultura aborigena è il giornalista e attivista Stan Grant, che, con acume e passione, illumina e difende costantemente le questioni indigene nel mondo contribuendo a rompere gli stereotipi e ad affermare la potenza, la diversità ed il successo dei popoli aborigeni dell’Australia contemporanea.

5. Il cammino verso la riconciliazione: guardare al futuro insieme

Una pagina interessante e fondamentale della storia contemporanea dell’Australia, relativa alla cultura aborigena riguarda il processo in corso di Riconciliazione, un percorso complesso e spesso doloroso, articolato su storie di perdita e sofferenza, ma essenziale per instaurare le giuste ed eque relazioni tra popolazioni indigene e non-indigene: è in questo che spicca il senso di appartenenza, di speranza e resilienza del popolo aborigeno.

La Riconciliazione rappresenta un sostanziale impegno di umanità, un dialogo aperto e costante tra le comunità che riconosce il passato e le tradizioni, combatte le ingiustizie moderne e si impegna a costruire un futuro di intesa e integrazione nel quale la cultura aborigena sia valorizzata con il suo senso di appartenenza e celebrata come cultura autentica e rappresentativa dell’identità Australiana.

In questo straordinario ed evoluto processo, si afferma l’importanza di riconoscere la sovranità delle Prime Nazioni, mai ceduta ad altri, con la volontà di dare voce costituzionale ai popoli indigeni attraverso un referendum che, sebbene non abbia avuto esito positivo, resta un grande atto di riconoscimento dell’esistenza di tali popoli. Molte comunità, con un rilevante atto di riconoscimento e rispetto, incoraggiano il cosiddetto “Walking on Country“, ossia il camminare sulla terra, sempre con il permesso dei popoli aborigeni e, possibilmente, sotto la guida dei custodi tradizionali, gli unici capaci di rendere i percorsi significativi e consapevoli della profonda e intima spiritualità.

Conclusione: un tesoro vivente per l’umanità

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Questo viaggio nell’intimità e nell’anima australiana ci porta alla considerazione e consapevolezza che la cultura aborigena oltre ad essere un patrimonio inestimabile per l’Australia, è un tesoro vivente per l’intera umanità. Essa insegna ed invita ad una profonda connessione intrinseca tra l’essere umano e la natura, e rappresenta un incredibile modello di coesistenza e sostenibilità che il mondo moderno ha un disperato bisogno di imparare.

La forza e la potenza della loro tradizione orale è stata capace e lo è tuttora, di tramandare conoscenze complesse e storie millenarie attraverso innumerevoli generazioni. La cultura aborigena gode di una profonda saggezza e offre una visione del mondo che privilegia l’armonia, la reciprocità e la sostenibilità al punto tale da diventare un modello da seguire con le sue prospettive vitali utili ad affrontare le sfide globali attuali, dal cambiamento climatico alla crisi delle risorse.

Comprendere, rispettare ed ispirarsi a questa cultura è una opportunità prima che un dovere morale: imparare dalla storia ancestrale, dalla forza e dallo spirito aborigeno vuol dire attingere insegnamenti da una delle civiltà più antiche e durature del nostro pianeta. Il loro viaggio millenario prosegue ancora oggi lungo un percorso dinamico, costellato di rivitalizzazione culturale, di guarigione dalle ferite del passato e di continua e potente affermazione dell’identità aborigena nel mondo contemporaneo e per noi rappresenta una sorta di manuale esistenziale da conoscere, approfondire e difendere.

Per un viaggio autentico: l’importanza della conoscenza

Per approfondire ed arricchire ulteriormente la conoscenza della complessità della cultura aborigena australiana, si consiglia di rivolgersi a fonti autorevoli e, soprattutto, rispettose. Una fonte seria e rispettosa è data dalle istituzioni accademiche dedicate agli studi indigeni, spesso collocate presso le stesse università australiane, che offrono pubblicazioni, ricerche e archivi digitali di inestimabile valore. Ma la vera ed autentica conoscenza resta quella trasmessa direttamente dalle organizzazioni aborigene e isolane dello Stretto di Torres.

Custodi primari della conoscenza e della cultura dei loro popoli, sono dotati di mezzi moderni come i siti web, attraverso cui poter apprendere le loro iniziative e i loro programmi, basati sempre su prospettive autentiche e aggiornate. Ci sono poi i musei e le gallerie d’arte, sia in Australia che a livello internazionale, attraverso le cui collezioni di manufatti, opere d’arte e materiali documentari, forniscono contesti visivi e narrativi cruciali ed essenziali per comprendere nel profondo la straordinarietà di questa terra, delle sue comunità e della loro incredibile eredità millenaria. L’atteggiamento con cui accostarsi a queste risorse deve essere curioso, empatico e di profondo rispetto: solo così si potrà entrare nel vivo dell’anima australiana e onorare veramente la profondità di questa cultura vivente.

Nel pianificare questo meraviglioso, incantevole viaggio, capace di cambiare la vita, non bisogna dimenticare un piccolo ma fondamentale dettaglio pratico: per entrare nel territorio australiano è obbligatorio ottenere un visto per australia turistico, come l’ETA o un’altra autorizzazione, a seconda della nazionalità. È il primo passo per un’avventura che certamente porterà ben oltre le cartoline, nel vero cuore antico di questa terra incredibile ed estremamente emozionante.